Da Flavio Roddolo a Nadia Curto, i Dolcetto sono tanti, milioni di milioni

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Suggerire vino ai non strippati è un bel mestiere. Va quasi sempre come non ti aspetti. Esempio: pranzo aziendale, mi presento con un paio di Dolcetto d’Alba per vedere l’effetto che fanno. Due vini molto diversi tra loro, entrambi prodotti in acciaio, senza passaggio in legno. Il 2010 di Nadia Curto (az. Marco Curto) è un Dolcetto accomodante, facile e piacevole. Un vino che ha massaggiato i tannini del dolcetto rendendoli docili e impercettibili: tradotto in italiano, significa che il liquido in bocca è delicato, non fastidioso, morbidino senza essere flaccido. La tecnica di produzione “modernista” del rotomaceratore ne domina le asperità rendendolo adatto a tutti i palati.

Accanto a lui, un Dolcetto del cuore come il 2009 di Flavio Roddolo. L’eremita di Bricco Appiani se ne sbatte della moda e dai suoi 500 m di altitudine sforna vini nervosi, acidi, di grande carattere, per molti ma non per tutti. Vini adorabili come un uomo schietto che sta lì, e quando vai a trovarlo lo trovi 8 volte su 10 in tuta da lavoro che armeggia tra i macchinari. Il Dolcetto di Roddolo è tannico come deve essere un dolcetto, esce con un anno di ritardo – o meglio, quando è pronto – e inizialmente era prodotto solo nella versione Superiore, con ulteriore affinamento. E’ buonissimo e gli enomaniaci lo adorano.

La faccio breve: il Dolcetto di Nadia Curto è piaciuto a tutti, qualcuno ancora si lecca i baffi che non ha. Quello di Roddolo, per quanto abbia tentato di pomparlo magnificandone la schiettezza espressiva, è piaciuto praticamente solo a me. Morale della favola: scegliete quello che vi pare. Nel dubbio, provateli entrambi e rifate l’esperimento. Se avanza, Roddolo me lo bevo da solo e con buona pace di tutti.

7 Responses to “Da Flavio Roddolo a Nadia Curto, i Dolcetto sono tanti, milioni di milioni”

  1. marco

    non ho mai assaggiato il Dolcetto di Flavio Roddolo nè quello di Nadia Curto…ma Nadia è un’amica di vecchia data e solo leggere il suo nome qui sopra mi ha fatto piacere, inizierò quindi ad assaggiare il suo, non che non mi fidi di Morichetti sia ben chiaro… :-)

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  2. Alessandro Morichetti

    Chiedi in giro ma ti avverto: chi mi mangia accanto deve guardarsi piatto e bicchiere con 6 occhi perché a tavola sono un killer. Vedi tu (e grazie del commento, pensavo al deserto per i primi mesi ma mi consolo, và)

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  3. Cristiana Lauro

    Il Dolcetto di Roddolo è da bere a secchiate. A parte che l’altra sera da Roscioli a Roma mi sono sparata una boccia del il suo Barolo 2004 come aperitivo, ed è una meraviglia.Quindi diciamo che sulle secchiate, detto da me c’è da crederci. :-)

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    • Alessandro Morichetti

      Mica male come aperitivo, non voglio neanche immaginare il seguito. Ho ben presente il Barolo Ravera di 2006 di Roddolo, davvero un animo essenziale, crudo, potente, di nessuna faciloneria, scontroso, un vino che non fa nulla per venirti incontro, mostrando tutta la sua dura bellezza. Non per boccucce alle prime armi, può fare male. Flavio Roddolo è un custode di Langa autentico.

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  4. Cristiana Lauro

    Sure! Sono pazza dei suoi vini. I vini non devono venirti incontro è il contrario casomai. Mica è zucchero filato alle giostre a Battipaglia. Scusa dico Battipaglia così a caso, non vorrei per una boiata scatenare del casino. Insomma mi fa più ridere di Rimini ma è uguale. Poi però ci sono vini respingenti che per quanto mi riguarda fanno retrocedere soprattutto chi me li propone. Ultimamente trovo molta confusione fra vini che non si concedono, quelli che fanno nulla per venirti incontro e vini respingenti. Ora mi fermo che non vorrei essere censurata anche qui, dato il mio carattere notoriamente forastico che non aiuta. Non viene incontro…No, no, è decisamente respingente! 😉

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  5. Simone e Zeta

    Flavio Roddolo. Ci dovrebbe essere la visita obbligatoria nella sua cantina, in sua compagnia, prima di parlare di vino.

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