Qualcosa che è necessario sapere per ragionare insieme di prezzi del vino su Internet

53 commenti

Ho già confessato di non aver mai comprato vino su Internet ma ora non posso più nascondere un peccato ben peggiore: fino a 8 mesi fa sapevo ben poco d’e-commerce. Il primo che si azzarda a far leggere questo post ai miei datori di lavoro è un uomo morto. Esauriti i convenevoli, la ciccia. Una discussione fondamentale per questo mestiere della vendita online di vino nasce dal recente post di Vittorio Rusinà, aka Tirebouchon, sul Ruché di Castagnole Monferrato 2010 di Cascina Tavijn: un vino che conosciamo bene e che Doyouwine vende. Facendola breve (sono intervenuto, ho scritto, ho fatto, ho detto e bla bla bla), la discussione incrociata tra Tumblr e Twitter si è presto spostata sul prezzo del vino online. Come osservato da Vittorio, in enoteca a Torino si trova a 10-10,80 euro, su Sorgente del vino a 11 euro, su Arkè a 12, su Doyouwine a 12,30. Messa così, dovremmo tutti correre a Torino per la nostra buta, oppure optare per i siti dal prezzo più basso. Fuori dai denti, messa così e ridotta all’osso del prezzo, la questione è indecifrabile e mal posta.

La vendita di qualsiasi cosa è un mix di bene, costi e servizi vari da considerare. In Italia il commercio di vino online non è ancora decollato seppure la materia si presti. Dice giustamente il commentatore Daniele sul blog Vino al Vino di Franco Ziliani, “Il prodotto vino è perfetto per essere acquistato online: non presenta problemi di prova e acquista come nell’abbigliamento, riesce ad offrire prezzi spesso competitivi grazie anche in alcuni casi a gruppi di acquisto, l’etichetta parla da sé e non serve sapere altro. Su questo ultimo punto dovrebbe far la differenza l’enotecaro, ma: MA: quanti enotecari bravi ci sono?“. Il prodotto è quindi adatto ma un misto di sfiducia nel mezzo, poca predisposizione e store perfettibili è il rovescio rilevante della medaglia.

Avere un negozio online costa. Ci vogliono magazzino, piattaforma di e-commerce, qualcuno che faccia l’enotecaro virtuale (comprando e spiegando), qualcun altro con senso estetico e padronanza di Photoshop, chi sappia trafficare con html e WordPress*… Insomma, le enoteche online ben fatte non cadono dal cielo. Poi ci sono un miliardo di calcoli da fare per trovare il ricarico giusto, decidere le spese di spedizione (incluse, escluse, gratuite oltre una certa spesa), valutare ordini minimi, prodotti da privilegiare, trovare il modo per comunicare senza impaurire né confondere ecc ecc ecc.

La faccio breve: il mestiere è arduo come tutti i generi di commercio ma aggravato dalla variabile I (Internet). In questa ottica, parlare solo di 12,30€ vs 10,80€ è ingeneroso. L’enoteca online ha dei vantaggi potenziali enormi: ti fa conoscere e scegliere bottiglie dall’iPad stando comodamente stravaccati sul divano, può rendere l’azione di acquisto piacevole senza spendere in benzina, tempo, parcheggi, e ti porta il vino direttamente a casa. Tutto l’insieme delle variabili rientra nella voce “servizio”. Personalmente, in qualsiasi settore, quando trovo serietà e la percepisco, la pago. Ha sintetizzato bene Anna Savino su Twitter a proposito del Ruché: “ma se non puoi trovarlo in enoteca locale .. va bene a volte a pagare la comodità..suppongo”.

Tutto questo spiegone per arrivare poi ai dettagli non trascurabili. Sul sito Arkè il vino non è al momento disponibile ed è possibile comporre ordini solo in multipli di 3 bottiglie. Sorgente del vino, invece, non spedisce in Piemonte, richiede l’ordine minimo di 6 bottiglie e chiede 12 euro come spese di spedizione fino a 18 bottiglie (diventano 24 euro fino a 36 bottiglie). Quindi, come è ormai evidente, il singolo prezzuccio dice proprio poco. E il range 11,80-12,30 continua a sembrarmi quello più civile di proposta. Per me il vino di Nadia Verrua di euri ne vale 20 e il prezzo ci sta tutto. Se siete a Torino, poi, 10 euro sono un ottimo prezzo ma il posto migliore per bere questo Ruché sta in via Monte di Pietà, 23. Si chiama Ristorante Consorzio, è gestito dai due bifolchi Pietro e Andrea ma la cosa curiosa è che il primo dei due è l’altra metà del cielo di Nadia. Il Consorzio è una delle chiocciole di Osterie d’Italia più sacrosante nella storia della ristorazione italiana (al livello della Tana degli Orsi di Pratovecchio). Loro hanno ricarichi giustissimi, al limite dell’oscenamente basso, e lì il Ruché costa 14 euro. Dite che vi mando io e scatta il sovraprezzo.

Per chiudere, quella esposta è solo la nostra prospettiva sulla questione ma credo dimostri perché il tal vino vale quel prezzo, qui e a queste condizioni. Chi ha da dire qualcosa lo faccia ora o taccia per sempre. Io ho solo una gran sete di Ruché.

* Simonetta si occupa di caricare i vini, evadere gli ordini e customer care. Gianni controlla il magazzino. Virginia è l’anima grafica, Cesco scatta le foto, Leo le importa, scontorna e rende pubblicabili. Tano è l’artista di Prestashop e codici vari, Massimo mi setta il blog come una macchina da corsa. Senza Daniele tutto questo discorso sarebbe solo un disegno su carta. Io sono quello che beve il Ruché di Nadia, in foto.

53 Responses to “Qualcosa che è necessario sapere per ragionare insieme di prezzi del vino su Internet”

  1. Max Cochetti

    Alessandro apri un nervo scoperto :-)
    Anche perché sull’ecommerce del vino non sono d’accordo con Daniele. Il vino “non si prova” solo in piccolissimi casi. Ovvero per un certo numero di vini (pochi) per un target molto preciso (pochi). In tutti gli altri casi (tanti) ti ritrovi a vendere vini che in pochi conoscono, e una foto ed una descrizione sono tanto di più lontano dall’esperienza “vino”.

    Parliamo della spedizione. Le bottiglie pesano, il costo di spedizione non può essere basso, quindi o ottimizzi il numero minimo di bottiglie da ordinare, altrimenti hai l’impressione di spendere troppo.
    I casi americani di successo (ma sono anche un altro mercato con altre regole) vede quasi sempre o un abbonamento fisso per le spedizioni, oppure costi di spedizione ridotti all’osso (ovviamente con ricarico sulle bottiglie).

    In un mercato come l’Italia, dove quasi ogni regione ha la sua/sue zone vinicole, secondo me bisogna giocare sulle grandi città: Milano, Roma creando momenti reali dove avvicinare i potenziali clienti online. Investire sulle nicchie è una buona strada, ma esige cultura e formazione sul Cliente, mica facile, anche se oggi i social network possono aiutare tantissimo

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  2. luigi fracchia

    Alessandro Morichetti, avresti scritto le stesse cose sei mesi fà o ti saresti unito a quelli che chiedono di comprare via internet con un minimo di convenienza? La sensazione poi è che a fronte di un mercato asfittico e in contrazione si voglia spremere i “fessacchiotti” come me sempre in cerca di novità, per cui nessun sconto dal produttore, nessun sconto in enoteca, nessun sconto via internet, certe volte mi viene voglia di smettere di bere e raffreddare questa insana passione, senza contare che con il blog lo promuovo pure gratuitamente, anzi a mie spese (sono un commerciante nato!). E i discorsi che tu fai sul fatto che costa avere un rivendita on line, mi portano ad una domanda fondante, perchè l’avete aperto se non si può essere competitivi?

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    • Alessandro Morichetti

      Luigi, mi inviti a nozze. 6 mesi fa avrei scritto le stesse identiche cose che ho detto stamattina e ieri mattina. Se non mi fido, se non vedo il servizio, se non capisco, non compro. E infatti non ho mai comprato. Non so quante centinaia di euro spendo all’anno in vino, sarei un ottimo cliente. Il discorso che faccio vuole spiegare cosa c’è dietro un prezzo, che io reputo buono. Avendolo costruito e sapendo come, so dove nasce e sono di parte, è chiaro.

      Mi parli di competitività e convenienza ma dobbiamo metterci d’accordo su cosa significhino. Io sono di Civitanova Marche e nel raggio di 100-200 km da casa mia, non solo nessuno vende il Ruché di Nadia ma probabilmente nessuno sa cosa minchia sia. Tu lo trovi su Internet e ti arriva a casa senza smazzi né altro. Ti viene selezionato, proposto, spiegato e spedito a casa. Se vuoi, te lo bevo anche. E poi, da compratore come te, trovo delicato lo “spremere i fessacchiotti”. Se sei mai stato dietro al bancone di un’enoteca o tra i tavoli di un ristorante, saprai bene che c’è molta più gente con pezze al culo e sudore che ricconi spremitori di fessi.

      Sai che mi piace discure ma preferisco farlo dati alla mano e con cognizione. Ti dico un’altra cosa. Se ti piace il Dolcetto di Flavio Roddolo, probabilmente lo trovi in cantina a 6 euro. Meno che qui. Magari andiamo insieme a prenderlo di sabato pomeriggio, aspettiamo che si tolga la tuta, che faccia la fattura ecc ecc. Permettimi di pensare che riceverselo a casa al prezzo che costa sia una scelta più semplice, immediata, pratica, goduriosa e, occhio!, conveniente.

      Detto questo, ti ringrazio dello spunto ;-).

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  3. Nelle Nuvole

    Razionalmente, mi viene da dar ragione a Luigi Fracchia e aggiungerei “Avete voluto la bicicletta, mo pedalate!” nel senso, à la guerre comme à la guerre. Se pensate che il vostro cliente medio basi la scelta sulla convenienza del prezzo, rendete il prezzo conveniente, aggiustando il tiro. Altrimenti evidenziate i motivi del prezzo leggermente più alto. Non basta un post a giustificazione anche se divertente. Sparate in faccia il perché, le capacità comunicative non vi mancano.

    Emozionalmente sono meno categorica, si tratta ancora della fase “luna di miele” e quindi tenderei a comprare da doyouwine, nonostante ci rimetta.

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    • Alessandro Morichetti

      Aridanghe, noooooo. Sostituirei il “razionalmente” con “impulsivamente”. Io penso che il cliente messo nelle condizioni di capire, capisce. Se non vuole, il mondo è bello perché vario e il vino ce lo bbeviamo noi.

      Purtroppo, dove abiti tu questo vino non c’è, puoi bere altro ma non questo. Oppure, certo, puoi sempre fare una scappatina a Torino e risparmiare: sono appena 504 km. Però ti consiglio magari di andare direttamente a Scurzolengo: risparmi altri 2 euri a bottiglia e poi son soli 460 km. Oh, con 9,50 euro ci arrivi facilmente ;-).

      E poi è razionalmente che sei meno categorica, come tutte le donne.

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  4. giorgia

    Concordo con Alessandro …. acquistare vini su internet è come acquistare una louis vuitton on line … la gioia dello shopping è diminuita solo dall’ebrezza di strisciare la carta e di afferrare il sacchetto che la contiene…per il resto è tutto uguale, si richiede e si esige lo stesso trattamento ….superato lo scoglio iniziale l’acquisto è semplicissimo… e qualunque fautore dello shopping on line sa bene che non basta comparare il prezzo del singolo pezzo, ma vanno ponderati i vari servizi, le spedizioni, i tempi di consegna, la disponibilità a rispondere ad eventuali dubbi e non meno importante, l’involucro con cui la tua merce pregiata e tranto attesa viene spedita!
    Praticamente è come avere più negozi davanti a noi che vendono la stessa merce…da chi andare?? è vero che all’inizio si punta sul prezzo, ma ognuno di noi poi da un valore ad altri particolari, la confezione più o meno elaborata o adatta all’occasione, la disponibilità della commessa, la fila alla cassa…

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  5. Niccolò

    Con tutto il rispetto, pare un po’ una supercazzola. Giudice sarà il mercato. E comunque con 9,5 euro di spedizione siamo oltre i 20 menzionati (per la singola bozza). Se poi voglio ammortizzare e ne ordino 6, dico 6, vado a spendere 83,30 euro che diviso 6 fa 13,88 e rotti, moralmente 14. Il prezzo del Consorzio, con “qualche” dis-servizio in più.
    Ripeto, mi pare supercazzola. Antani.

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    • Alessandro Morichetti

      Però siccome sei un vispo che sa contare, ne ordini 7 che fanno 92,4 euro, non paghi le spese di spedizione, io sono costretto a farti 2 cartoni (senza ricaricarlo), ti arrivano 7 bottiglie a casa, tu godi come un riccio, hai fatto un affare, io ci guadagno meno ma ti ho offerto un servizio non più conveniente ma CONVENIENTISSIMO e siamo tutti più felici. Affare fatto?

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  6. Giuseppe

    Pochi prodotti come il vino possono variare (di parecchio) il loro prezzo in base a come si acquista, quantità e modalità di pagamento le principali variabili. Avendo la possibilità di “comprare bene” si può abbattere il prezzo anche del 30%, con ovvie ricadute sul prezzo di vendita, detto ciò a parità “ipotetica” di prezzo d’acquisto, l’e-commerce come dice giustamente Alessandro ha costi certamente superiori rispetto all’enoteca sotto casa, vedi per esempio gli imballaggi che hanno un incidenza di circa 0,50 € / bottiglia…

    Sono del parere che un e-commerce di successo deve saper mixare prodotti più commerciali a prodotti di difficile reperibilità in funzione della tipologia di cliente che si cerca di raggiungere. La forza è tutta lì, se il prodotto costa 0,70 centesimi in più rispetto all’enoteca tal dei tali che stà a 300 o 1000 km da me non credo interessi molto.
    Per un cliente della Basilicata o della Calabria che cerca disperatamente il Ruchè non credo si blocchi sapendo che online il vino costa 1€ in più rispetto all’enoteca che stà a Torino, perchè o và a Torino o dalle sue parti quel prodotto è introvabile, quindi può solo sognarselo.

    Diverso il discorso se si fà un e-commerce che punta sui prezzi concorrenziali, lì significa abbracciare una nicchia di potenziali clienti attenti ai centesimi, estremamente più “infedeli” rispetto ai precedenti, loro non si affezionano a quel sito perchè ha quel prodotto straordinario e introvabile, che ha un eccellente servizio clienti, le cui spedizioni sono velocissime e sempre inappuntabili, dove mi aiutano nelle scelte e dove ogni tanto mi omaggiano con qualche prodotto inaspettatamente, ma loro sono affezionati al prezzo e non appena trovano un altro sito che vende lo stesso prodotto a 0,01 € in meno di voi…

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  7. Belle

    Prima cosa: consiglio di non generalizzare… Infastidisce quasi tutte le donne.
    Seconda osservazione: i servizi si pagano, la promozione di un vino buono, nello specifico, deve farsi carico di un minimo costo economico oltre ad avere, ben prima di questo, un valore incommensurabile altro (alimentare, culturale, estetico…).
    Terzo punto: certamente in città come Roma e Milano un e-commerce come questo è un’enorme comodità ma, vista l’identità territoriale di Doyouwine, trovo lo sia anche per altri luoghi, borghi, lidi più “piccoli”…

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    • Roberto

      Veramente proprio per chi vive nelle grandi città un sito come questo non ha molto senso di esistere perché i vini selezionati li trovi senza troppi problemi. Meno senso ha per Milano. Basta farsi una gita in Langa, andare all’Enoteca Fracchia dove li trovi tutti e spendi meno oppure unisci una visita al Museo Egizio di Torino e anche li li trovi.
      Perdonate ma la mia impressione è che si voglia vender fumo. Che offrite di tanto particolare che non si trova altrove? Che servizio in più date? Che c’è di minimamente innovativo in tutto questo?

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      • Alessandro Morichetti

        Oggettivamente, parti da un presupposto che è sbagliato. Grossissima parte degli acquisti viene dalle grandi città. E sai perché? Perché non tutti hanno tempo e voglia, come me e te, di andare per cantine, enoteche ecc. Siamo lo 0virgola dei bevitori di vino, e scommetto fortemente che anche quello 0virgola non conosca il 70% dei prodotti di cui parliamo.

        Se permetti, l’idea che possano avere direttamente a casa un vino buono, scelto per davvero, il racconto di quello che c’è dietro e, come stiamo sperimentando, anche l’interazione con una comunità vasta, secondo me, è qualcosa di sostanzialmente innovativo, non minimamente.

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  8. Max Cochetti

    Roberto, mi spiace contraddirti, ma secondo il tuo ragionamento chi abita a Milano e Roma non dovrebbe acquistare online (non solo vino, ma tutto il resto). Peccato che la stragrande maggioranza degli acquisti online arrivino dalle province di Roma e Milano. Vero che sono 4 milioni di abitanti, ma in assoluto fanno più mercato del resto d’Italia.

    Sul prezzo c’è poco da discutere, il prezzo più basso è sempre ad un clic di distanza, quindi se non si è un operatore molto grosso, la leva del prezzo meglio non adoperarla

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    • Roberto

      In tutti i settori di mercato l’utilizzo del e-commerce è prevalente nelle grandi città, mi pare Lapalissiano…
      Parlando di prezzo un e-commerce ha costi di gestione più bassi di un’enoteca e quindi fatico a capire i costi più elevati nella vendita non dando, di fatto, nessun servizio in più.

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      • Max Cochetti

        Su quello concordo. Un minimo differenziale ci deve’essere a favore dell’online. Anche perché qualsiasi enoteca fisica se gli scrivi un’email ti spedisce il vino :-)

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    • francesco

      Sono appena intervenuto sul tema.

      Hai ragione, vivo a milano e nell’ultimo hanno ho acquistato: pasta senatore cappelli e farina dalla puglia, olio dalla sardegna e dalla liguria, vino dal Sud Tirolo.

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  9. Francesco Maule

    Questo ho commentato su fb:
    Credo che fuori da Torino in enoteca costi qualcosina di più. Credo sia giusto che on-line costi meno che in enoteca (ma poi ci sono le spese di trasporto). Ma non troppo! Io lavoro molto di più con enoteche o ristoranti che con i privati che entrano e comprano, mi darei una zappata sui piedi (e al collega produttore) se li mettessi molto più bassi rispetto all’enoteca. anche se potrei.

    Comunque Morichetti, un altro Ruchè buono non ce l’avevi?
    :-)

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    • Alessandro Morichetti

      Hai solo omesso di dire che grazie alla concorrenza ti sei accorto di avere il prodotto disattivato, maialino ;-). E che tu fai distribuzione, cioè servi ristoranti ed enoteche e puoi permetterti di avere volumi e prezzi diversi all’origine. Che è un altro mestiere ancora. Però sei uno che ha (speriamo!) senso estetico e senso del servizio quindi su quello non voglio infierire :-).

      ps: Il Ruché di Dacapo è molto buono. Non a caso ne abbiamo due soli, per ora.

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  10. Daniele t.

    Credo che l’acquisto di vino online abbia un senso sopratutto per quel prodotto non reperibile in zona. Poi, che ci sia un costo di 2/3 euro in più per imballaggio/spedizione la trovo una cosa normale e non così importante.

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  11. stefano cavallito

    A me sembra che il dibattito abbia più fronti. Il primo è matematico e io non ci metto becco: si calcola il costo delle bottiglie, il costo della spedizione, si parametra con il numero minimo di bottiglie da ordinare e si confronta con gli altri. Nulla di opinabile.
    Nemmeno c’è da discutere che se sono il vicino di casa del produttore, o amo le gite tra i filari, mi conviene comprarlo lì e non on line.
    Poi c’è il profilo dell’affidamento, on line come in enoteca. Se apprezzo i consigli e sono sicuro di come i vini sono stati conservati, spendo anche un po’ di più ma so che poi non mi trovo in cantina un barolo che è stato conservato in una casetta di lamiera sotto il sole d’agosto.
    Infine, la comodità. Se ho voglia e tempo prendo la macchina e riempio il bagagliaio, se no pago un po’ di più e non alzo il sedere dalla sedia.

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  12. francesco

    Mi colloco nella fascia media di consumatore in termini di competenza sul vino e seguo, da qualche anno vino al vino, intravino, acquabuona, lavinium….ecc. ecc.

    Mi sono innamorato delle Langhe e da qualche anno le frequento con assiduità.

    Ho imparato a conoscere la fama dei grandi vecchi, i bravi produttori anche di nicchia, a frequentare osterie e ristoranti di Langa e Roero…..

    Insomma, mi sono fatto una piccola “cultura” (sempre da medio conoscitore) e di conseguenza una piccola cantina con Cappellano, Luigi Oddero (morto di recente), Bovio, Rizzi, Produttori Barbaresco, Gagliasso, Germano…..

    Da pochi giorni seguo questo sito e ho trovato un’innovazione decisiva per uno come me: il mix fra consulenza e vendita online che i vari altri siti finora non avevano realizzato.

    Poichè Morichetti era per me uno dei “maestri” più autorevoli…. il mio “preferito” è Zliani (medio si, ma ho testa e occhi per pensare e leggere)…. sapere che, nelle more di una mia visita in Langa, dove andrò dopo Pasqua, posso acquistare un prodotto e un servizio ineguagliati nel loro mix, non sto certo a guardare 1 o 2 euro di differenza.

    La consulenza di un grande esperto, innamorato del suo mestiere, potrebbe anche non avere un prezzo modico, per me e per quelli che non sono al livello di Morichetti come molti di voi.

    In quello che Morichetti, Ziliani, e gli altri di intravino scrivono trovo quello che cerco: il prodotto, la descrizione del produttore, del territorio, la passione e l’amore per tutto questo.

    Questa è “creazione di valore” materiale e immateriale.

    Complimenti a Morichetti e ai Ceretto che conosco di fama (e come si può non conoscerli se si conoscono il “Duomo” e la cappella Brunate)?

    Avete avuto una ottima “business idea” e meritate la miglior fortuna possibile.

    In ogni caso, la innovatività della idea rimarrà, qualunque sia l’esito commerciale, che mi auguro essere entusiasmante.

    E…. grazie

    francesco

    Rispondi
    • Alessandro Morichetti

      Tu e il Daniele qui sotto state inserendo quel genere di commenti così lusinghieri che quasi mi chiedo se li abbia scritti io nel sonno, quindi sappiate che, di questo passo, se mai ci conoscessimo di persona sarò anche costretto ad uccidervi con la sola imposizione delle mani (per poi scriverci un post) :-D.
      Quindi diciamo STOP a ringraziamenti (maddeché) ed effusioni varie. Ben vengano ragionamenti e considerazioni spassionate, piuttosto.

      (Grazie a voi delle belle parole)

      Rispondi
      • francesco

        Vede, caro Morichetti, oltre ad essere un innamorato di Langa ed aver capito una cosa che dico con le stesse parole usate da qualcuno che non ricordo “in questa bottiglia c’è anche del vino”, ho una formazione da economista e nella vostra iniziativa ho colto un intreccio interessante fra cuore/passione e rischio d’impresa che meritava un …… (non lo dico sennò mi rimprovera).

        In incognito, passerò per piazza risorgimento; a proposito dove siete? nello stesso palazzo del “duomo”?

        Rispondi
  13. Daniele

    Non aggiungo nulla, solo Grazie per essere stato citato nel tuo post sul mio commento preso da Vino al Vino, E’ un onore!
    Grazie ancora
    Daniele

    Rispondi
  14. luigi fracchia

    Forse sbaglio però in questo post scorgo due o tre problemi che mi irritano.
    1° la questione sul prezzo del Ruchè è nata da un vostro retweet a scopo promozionale di un post di Vittorio Rusinà in cui si citava anche lo scrivente, ovviamente il tema del post era il ruchè.
    L’uso di uno scritto per scopi promozionali senza che l’autore sia debitamente informato mi pare una scorrettezza, sarà lecito ma per me scorretto.
    2° la posizione di Morichetti è piuttosto strana e sembra poter configurare un conflitto di interessi. Possiamo essere sicuri che non recensisca su Intravino in maniera funzionale a Do you Wine?
    3°non apprezzo i toni che vengono usati nel comunicare in questo blog, io, sbaglierò, però penso sempre che il cliente o potenziale cliente meriti rispetto e non debba essere aggredito e indottrinato. Io fossi in voi ascolterei i pareri e ne farei tesoro.

    Rispondi
    • Alessandro Morichetti

      1) Ritwitto quello che voglio, se non ti spiace. Ma di che scorrettezza stiamo parlando, ehi? Con questo discorso, tutte le enoteche che hanno la guida dei 3 bicchieri aperta andrebbero perseguite? Minchia, è il primo caso in cui citare un blog diventa lecito ma scorretto. Per me è lecito e proprio per niente scorretto. Sta a dire che abbiamo scelto il vino X e siamo felici ne parli il blogger Y. Grazie al cielo, è un paese semi-libero e ancora si può fare.*

      2) C’è in bozza un post a caratteri cubitali che si chiama CONFLITTO DI INTERESSI. Se hai pazienza qualche giorno, lo leggiamo insieme. Quindi ti anticipo la risposta: “Possiamo essere sicuri che non recensisca su Intravino cose funzionali a DYW”. Ti metto anche il corollario. Morichetti non è un coglione e non tratta gli altri come tali. Me lo ha detto lui.

      3) Se permetti, il blog è nostro e usiamo il tono che ci piace. Non vedo aggressioni o indottrinamenti in corso ma, SE PERMETTI, quando qualcuno viene a dire che vendiamo fumo… prima mi incazzo un po’, poi prendo carta e penna e ci faccio due chiacchiere.

      4) Mi sei sempre simpatico ma questo non significa che dobbiamo necessariamente essere d’accordo. Ti invito solo a vedere diversamente un mestiere come questo, perché magari qualche aspetto sfugge a me ma qualcuno può sfuggire anche a te.

      * Visto che sei curioso scatta l’aneddoto. Quando ero tra i tavoli, il cliente di turno mi chiede “siciliano macerato tripla A”. Chiedo più informazioni e quello mi tira fuori l’iPhone con relativo post di Mauro Mattei su Intravino. Era il Serragghia 2007 di Gabrio Bini. Mi sarei dovuto vergognare ma io volevo baciarlo :-).

      Rispondi
      • luigi fracchia

        1) le guide sono un prodotto commerciale e per tale scopo nascono, i vini sono dati gratuitamente dalle aziende che hanno un giovamento dall’essere recensite in guida, l’enotecario le compra e quindi ne fa l’uso che crede.
        Un blog “amatoriale” compra il vino a proprie spese, approfondisce gli argomenti e li rende visibili al pubblico in maniera gratuita per cui, al di là della liceità o meno, a me secca che venga usato per scopi commerciali senza nemmeno un preavviso.*

        2) confido nella tua buona fede, però è innegabile l’esistenza di una posizione che può apparire controversa.

        3) potete scrivere con il tono che volete però il turpiloquio e l’aggressività non è, a mio parere, un sistema intelligente per comunicare e che tradisce il famoso understatement dei proprietari di Doyouwine. Fate i prezzi che volete liberamente, così come liberamente accettate che vi si dica che vengono ritenuti alti, spiegarci il perchè lo sono non credo ci aiuti nella scelta.

        *in quel caso da te citato la situazione è inversa, un cliente ti mostra il post di Mattei, non è una “impresa” che usa un materiale free a scopi commerciali e lo veicola ai suoi clienti. La differenza c’è ed è sostanziale.

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        • Alessandro Morichetti

          1) E allora? Se voglio vendere un vino dicendo che è piaciuto a mia nonna, lo faccio e non le devo chiedere alcun permesso.

          2) Devi portare pazienza.

          3) Avevano bisogno di un terrone e lo hanno avuto della peggior specie. Di come parlo rendo conto al mio confessore, stà tranquillo. Se tu vieni a dirmi che qualcosa non ti torna e io ti spiego perché, e tu mi rispondi che spiegarti non serve a nulla a prescindere, insomma, lo capisci da solo che non è un bel modo di discutere? Non facciamoci reciproche lezioni di dialogo, piuttosto ;-).

          * Lo so benissimo ma mi piaceva l’episodio a prescindere. I 2 tipi comunque hanno poi chiesto permesso a Mauro per bere Serragghia.

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    • Sir Panzy

      Senza offesa Luigi.. Le chiedo scusa in anticipo, ma non riesco a smettere di ridere. Scommetto che aveva bevuto parecchio prima di scrivere sta cassata immane….

      Rispondi
  15. Giacomo Pevere

    Fermandosi un secondo prima di rispondere lasciando ai quattro neuroni che mi ritrovo far due conti (e dir che ai tempi della scuola ero fot…e bravo) mi tocca dar ragione a Morichetti.
    Personalmente ho acquistato raramente, forse anche più che raramente, bottiglie di produttori locali online, pochissime volte in enoteca e il restante 95% direttamente dal produttore. Maledettamente più soddisfacente il trittico, assaggiare, chiacchierare, comprare. Per tutto il resto mi vien da dire, c’è MasterCard. Udine è forse una delle città più care d’Italia e la monogamia enologica del bevitore medio friulano fà sì che le enoteche siano strapiene di bottiglie locali e poverissime di tutto il resto e mi capita relativamente di frequente di acquistare online bottiglie di ogni genere (diciamo che le evito giusto per quelle di gran pregio). Non ho grandi termini di paragone per dire che i prezzi fatti da Doyouwine siano più o meno convenienti ma il ragionamento su, costi di spedizione, ordine minimo e cifra oltre il quale le spese si azzerano è assolutamente legittimo, anzi, fondamentale. Ci sono negozi che non hanno costi di spedizione e prezzi lievemente più alti, se devo comprare una bottiglia o due sono spesso i più convenienti, altri hanno costi di spedizione alti senza nessun ordine minimo, ecc… L’offerta è varia a dir poco. DoYouWine a quel che vedo chiede 9,5€ per la spedizione, molti meno dei 15/20 che altri chiedono, non ha ordini minimi e sopra i 90€ ogni costo di spedizione si azzera, altri la offrono superati i 150/200€. A conti fatti direi che sono abbastanza competitivi.

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  16. Luca Cravanzola

    Signori, se pretendete di risparmiare 3-5€ su un ordine di 6 bt che in tot fa 80 e qualche euro… Siete messi parecchio male. Da Milano ad Alba andata e ritorno sono circa 350 km. A 0,60 cent/km (cioè costo medio al km con macchina media) sono 210 euri. Poi diamo una valutazione al nostro tempo…diciamo 5€/ora visto che siamo in crisi… Ecco ora ditemi dove stà il risparmio nei vostri calcoli. Poi certo, se mia nonna avesse le ruote………

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    • Roberto

      210€????? Ok che tu sei abituato a girare con una macchina da F1 ma sono davvero tanti, capire 21 (!!) euro…
      Inoltre io terrei conto del fatto che uno NON va apposta fino ad Alba per comprare il vino, ci va a fare un fine settimana o a trovare gli amici (come faccio io per esempio) e quindi unisce l’utile al dilettevole.
      Aggiungo che sia si tratti di 3-5 euro sia si tratti di 300-500 euro, fare i conti in tasca agli altri e farli passare per pezzenti se decidono di risparmiare (poco o tanto) è poco educato.

      Ci hai spacciato per venditori di fumo e ora metti in bocca ad altri cose che non hanno detto. Facciamo che da adesso in poi chiedi agli altri l’educazione che senti di poter garantire. Non sono un polemico ma chi va in casa d’altri ad insegnare come si sta al mondo mi infastidisce. [ale]

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      • Giacomo Pevere

        Roberto, tabella ACI per ford focus 1.6 – 90 cv – 20000 km anno = 0,40€ km, altro che F1.

        In ogni caso tu dimentichi un particolare fondamentale, quanti vanno a comprare il vino dal produttore, quanti viaggiano peridicamente in Langa e quanti invece lo vanno a comprare in enoteca (se lo trovano…)?
        Anche io vado spessissimo a comprar vino dai produttori vicino a casa mia e in Langa se mi va bene ci passo una volta ogni X anni, che devo fare, non compro vino Piemontese? Tu sei, come diceva Alessandro, lo 0,qualcosa del mercato a cui si rivolgono, sei quasi ininfluente.

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      • Luca Cravanzola

        Non mi permetterei mai di dare del pezzente (infatti non l’ho fatto) sarebbe come il merlo che dice al corvo guarda come sei nero… 😉
        0,60 €/km è un rimborso medio che le az. pagano normalmente. Tabelle ACI alla mano. Visto che alcuni si son messi a fare i conti ho solo ricordato le voci da aggiungere per avere un conto reale. Tutti d’accordo che se vai in ferie a Barolo il discorso cambia… Ma non stavamo parlando dei prezzi del vino sul web? Dai su, se vogliamo fare i conti facciamoli bene. Altrimenti stiamo solo perdendo tempo :)

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        • Roberto

          Ragazzi ma davvero secondo voi andare a tornare da Milano ad Alba può costare 210 (duecentodieci) euro di benzina???? (che vuol dire più di DUE pieni di carburante).
          Suvvia, va bene che la matematica è un’opinione, però…

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          • Giacomo Pevere

            Roberto non hai letto bene, si parla di tabelle Aci, ovvero, costo complessivo di gestione di un’auto XY in base ai km percorsi annualmente. Facendo Milano – Alba tu non consumi le gomme, non paghi autostrada, non consumi olii, cinghe ecc…? Non sono forse costi che devi sostenere? Non devi fare ogni tot km il tagliando? Poi ci sono i costi fissi tipo bollo e assicurazione. Sommi tutto questo, dividi per i km che percorri e scopri quanto ti costa un giretto il Langa. Visto che le tabelle Aci son utilizzate per i rimborsi a chi si muove con auto proprio tanto una ca…ta non devono essere che dici?

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  17. luigi fracchia

    Ultimo pensierino, perchè molte case di moda, negozi di abbigliamento online, librerie online fanno sconti consistenti e spedizioni gratuite e invece quando si tocca il vino anche solo parlarne è un delitto gravissimo?

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    • Giacomo Pevere

      Non frequento molto i negozi online di moda ma così di getto direi, i saldi li fanno anche i negozi live, un paio di pantaloni ha lo svantaggio che finchè non lo provo non son certo che mi vada bene e in ultimo un paio di jeans di marca è facile che costino ben oltre 100€ e sono meno ingombranti e pesanti di un paio di bottiglie.

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  18. gianpaolo paglia

    Non c’e’ neanche gusto a commentare ora, dopo 43 commenti, pero’ non posso non dire la mia sull’argomento, che secondo me svela un po’ dello stato dell’internet, e della vendita in Italia.
    In fin dei conti e’ stato detto gia’ che il prezzo della bottiglia non e’ l’unica variabile, perche’ in fin dei conti la vendita, o l’acquisto piuttosto, su internet non si fa per risparmiare, ma per comodita’ o opportunita’ . Se io voglio un certo vino e non ho voglia di andarlo a cercare, e lo trovo su internet, sai quanta differenza fa un euro a bottiglia? Niente. E lo stesso vale per quasi tutto quello che si acquista, posto che il servizio sia onesto e efficente, e su questo mi posso fidare che doyouwine fara il massimo possibile. Eppoi c’e’ un fatto che la gente sembra quasi rimuovere: la vendita si fa per guadagnare, messi i ricarichi, le spese e tutto il resto, sara il mercato a giudicare se vale la pena o meno. Io sono sicuro che hanno aperto un varco che aspettava di essere percorso da troppo tempo. Magari mi sbaglio, non credo che si possano fare i milioni con un negozio di vino in internet, ma un lavoro decente, che magari tenga il Morichetti lontano dalle strade e da pericole amicizie, quello si.

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    • Nelle Nuvole

      Va bene, tutti si sono buttati sulla parte seria del post, ed è giusto che sia così. Ma la chiosa di Gianpaolo Paglia è irrestistibile, e io mi arrendo: a “ma un lavoro decente, che magari tenga il Morichetti lontano dalle strade e da pericole amicizie, quello si.” devo aggiungere “è il Morichetti la pericol(os)a amicizia, quindi è un bene che rimanga lontano dalle strade e si applichi in questo lavoro decente.”

      VVB 😀 [ale]

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  19. Francesco Zonin

    Scusate se mi faccio vivo solo ora, ma vi seguo fin dall’inizio di questo progetto e sull’e-commerce penso ci siano 3 fondamentali aspetti da considerare:
    – gran parte degli Italiani vuole ancora “toccare con mano” quello che compra;
    – da noi il web non è ancora un fenomeno di massa così incredibilmente utilizzato (penso ad esempio a certe fasce d’età più adulte della mia…)
    – al di là del fatto che in Italia le spedizioni costino molto di più che negli USA, ad esempio, dove gli acquisti online sono ormai diventati consuetudine diffusa, per noi digitare il numero della carte di credito resta spesso un freno.
    Per il resto, ottima selezione di etichette e in bocca al lupo!

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  20. paolo rusconi

    Visto che si parla anche di Sorgente del Vino vorrei precisare che sorgente non è una enoteca online, ma un portalino che permette ai produttori di vendere (direttamente) online il proprio vino ai prezzi che loro indicano, onori e oneri sono a carico del produttore, ovvero acquistate direttamente dal produttore. Sorgente non piglia percentuali, ma una quota annnua da ogni produttore (180 €) e null’altro se non qualche bottiglia per le recensioni.
    Lo spirito è quello di accorcaiare il più possibile la filiera, dando nello stesso tempo la possibilità a chi sta lontano dalle fonti più fornite di acquistare bocce altrimenti introvabili.

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  21. Cennatoio vendita vino oline

    Salve a tutti, quotiamo quanto detto 2 post fa da Francesco Zonin, i costi di spedizione, importantissimi se si spedisce all’estero, le abitudini di acquisto degli italiani ed infine le fasce d’eta presenti sul web pongono dei limiti.
    Ciò non toglie che per un piccolo produttore come noi, ma credo per tutti, il web, cioè la simultanea presenza di un ecommerce dei profili social ecc.. sia divenuto fondamentale, permettendoci di raggiungere utenze prima fuori dai nostri target, dal giovane che scopra ora il piacere di un buon vino, all’esperto che cerca un prodotto particolare, che non ha portata di mano, al padre di famiglia che vuole fare dei regali di natale ecc..
    Insomma attraverso il web possiamo far conoscere i nostri prodotti , e molte persone che ancora non si sentono sicure di effettuare un acquisto online, ci passano a trovare quando si fanno una vacanza dalle nostre parti, persone che se non ci avesse trovato su internet ci sarebbero passate davanti senza notarci.

    Come ogni nuova tecnologia pone prospettive e limiti, ma almeno per noi piccoli prodiuttori, poco famosi al grande pubblico, e fuori dalla dinamica della guerra dei prezzi vista la particolarità dei prodotti offerti sopravvivere senza internet sarebbe dura…

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  22. Giulia

    In merito alla vendita del vino online vi consiglio il portale http://www.ewinemakers.com in cui le cantine possono iscriversi gratis ed inserire illimitatamente annunci relativi alla propria produzione vitivinicola. Si ha la possibilità di diretta di comunicare con il produttore facendosi suggerire cosa acquistare o semplicemente facendosi raccontare la storia del vino o della sua cantina. Non vi sono intermediari. I prezzi dei prodotti, così come i prezzi di spedizione sono gestiti autonomamente dalla cantina, in più è possibile dettagliare la descrizione dei propri vini e della propria azienda con diversi dettagli sugli abbinamenti e sulle caratteristiche organolettiche in modo che l’utente finale scelga il vino non solo in base al prezzo ma anche e soprattutto in base al gusto!

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