Piccolo viaggio nel vino contemporaneo. 12 etichette per berne di tutti i colori

L'occasione è divertente, un laboratorio in cui a fare da filo conduttore non saranno una zona, un colore, un'azienda, un millesimo o un'etichetta. Tema: massima diversità di gusti possibili, senza schema. No frontiere, no vincoli. Il punto di partenza, il pretesto, è un laboratorio sulle nuove tendenze del vino italiano ma poi siamo andati oltre, sconfinando un po' in Francia per pescare qualcosina che fanno solo da quelle parti. Il focus rimane italico e ci mancherebbe solo, visto tutto il ben di Dio che abbiamo.

Ho stilato una lista di 12 vini per rappresentare al meglio una varietà di gusto che spesso appiattiamo applicando un canone mentale che tende a orientarci sul noto trascurando l'ignoto, il sorprendente e lo spiazzante.

Qui di etichette divertenti ce ne potrebbero essere parecchie, dipende dal punto di vista.

Ecco i 12 vini:

1) Prosecco 2015 "col fondo", Ca' dei Zago
Annata esaurita da tempo, ne ho conservate 3 bottiglie proprio per l'occasione. Il Proseccoworld è un universo in divenire e in espansione, quella rappresentata da Christian Zanatta è una cellula di resistenza creativa che, personalmente, mi fa impazzire e di cui non si parla mai abbastanza.

Zago

2) Champagne Blanc de Blancs Brut Nature Lalore, Val Frison
Champagne e grandeur, Champagne e nuove tendenze, piccoli produttori magari ex conferitori che si mettono in proprio esplorando vie poco battute e un gusto nuovo, talvolta spiazzante e poco accomodante. Val Frison come esponente di rilievo ci sta di brutto. Se volete togliervi parecchie curiosità leggete "Che cos’è oggi lo Champagne. Un racconto zippato dagli anni Settanta ai giorni nostri" di Fabrizio Pagliardi, da cui estraggo un minimo passaggio:

"In Francia le cose stanno cambiando, i vignerons migliori non vogliono più essere un'alternativa economica alle maison, ma produttori di un vino più radicato territorialmente: hanno la forza delle loro tradizioni familiari e solo in parte prendono oggi come punto di riferimento le maison e i loro prodotti. Iniziano invece a guardare ai vini di altri vignerons che hanno lavorato per esaltare i propri punti di forza: il luogo d'origine, la qualità dell'uva, la posizione della vigna. (...) la visita passa necessariamente per le vigne e poi per la cantina, dove si assaggiano i vari vini base con le loro diverse caratteristiche vinificati separatamente, parcella per parcella. Si percepisce il cambiamento del punto di vista."

3) Quotidiano bianco, La Felce
Il vino contadino, assemblaggio di diversi appezzamenti da uve trebbiano, vermentino e malvasia su viti più che mature (sui 40 anni di età) e una vinificazione in bianco che farebbe inorridire buona parte dei tecnici di enologia appena usciti da scuola. Non noi, che in questo giallo caldo dai profumi solari e agricoli troviamo l'autenticità di un gusto non esattamente da apertivo milanese ma perfetto sulla tavola quotidiana dove un prodotto del genere gira a meraviglia. 

La Felce

4) Attention Chenin Méchant, Nicolas Reau
E cosa vuoi dirgli a uno Chenin della Loira così? Severità ai massimi livelli ma con il sostegno di un corpo tonico, vigoroso, snellissimo e arrembante. Ci ha stupito da subito e continua ad affascinare un vino tecnicamente impeccabile che si presta zero ai sorrisetti ammiccanti. O così, o così! Un ex Anjou in forma meravigliosa, testimone di una contemporaneità quasi abrasiva e violenta con spruzzi di ferocia. Il tutto sostenuto dai ben pochi gradi di alcol, 11,5%. Non piacerà a tutti, non può piacere a tutti.

Chenin

5) Rebula 2010 Vipavska Dolina, GuerilaCuvee Alexandria 2015, Matassa
Uve bianche, vinificazione in rosso, vini orange o macerati che dir si voglia. Praticamente assenti dai testi per sommelier fino a solo pochi anni fa, quello dei vini bianchi macerati è un universo in divenire con alcune zone di particolare elezione (Collio, Colli Orientali del Friuli, Carso sloveno, Georgia) ma con esperimenti che si susseguono ovunque con le varietà più disparate. Purtroppo terminato lo squisito ed esplosivo Zibibbo in Pithos 2014 COS, solo nei prossimi giorni scioglieremo il dilemmo su quale di questi due vini privilegiare. Il fantasioso Moscato di Alessandria 100% di Matassa o la Ribolla guerrigliera di Smago Petric?

6) Grace vino rosato, Arcari + Danesi
Ultimo arrivato nella categoria #vinidapiscina, del rosato di A + D abbiamo già molto parlato ma la verità è una sola: questo rosato è buonissimo. 12% di alcol.

Grace

7) Cerasuolo d'Abruzzo 2015, Emidio Pepe
Montepulciano abruzzese vinificato senza contatto con le bucce, un rosatone di quelli selvaggi e potenti che solo in Abruzzo arrivano ad un carattere così prepotente. 14,5% di puro piacere e qualche assaggiatore rimasto estasiato da questa precisa etichetta, Fabio Pracchia di Slow Wine su tutti. Tanta tanta roba.

8) Fontana dei Boschi, Vittorio Graziano
Vino del cuore, carezza dell'anima, quello di Vittorio Graziano è per antonomasia "il" grasparossa rifermentato in bottiglia. Vino da isola deserta, vino da pic nic, vino per tutti i gusti e tutte le tasche. Vino pazzesco.

9) Morgon 2015, Jean Foillard
Macerazione semi-carbonica, gamay, Beaujolais e quel gusto inconfondibile di certi rossi dal tocco setoso, dissetante e soave. Un recente e bellissimo articolo di Giampiero Pulcini sull'Accademia degli Alterati offre una ricognizione densa ed emotivamente coinvolgente di questa zona che, incastrata tra giganti come Borgogna e Rodano, va esplorando una strada del tutto personale alla ricerca di vini significativi e godibilissimi.

10) Romagna Sangiovese Sup. 2014, Marta Valpiani
12,5% di sangiovese romagnolo eseguito alla perfezione, dal tocco lieve e disteso, dalla godibilità inusitata che lascia ben sperare per il futuro di una cantina ma soprattutto di una zona che, sempre di più, ha bisogno di viticoltori che sappiano interpretarne al meglio le potenzialità che, stando a questa bottiglia da appena 8 euro, fanno davvero drizzare i capelli.

Valpiani

11) Gioia del Colle Primitivo Muro Sant'Angelo Contrada Barbatto 2013, Nicola Chiaromonte
Ormai giunti a fine batteria, il colpo di grazia. Un Primitivo magistrale, in cui potenza e definizione si stringono a braccetto. La violenza primitiva della selezione di Nicola Chiaromonte non può lasciare indifferenti con un mix di frutta matura, cioccolato, calore, corpo, polpa e ritmo sottostante che suona come una linea di basso alla Jaco Pastorius. Vino importante e di non facile collocazione, per quanto gli amici pugliesi brillino in creatività sposandolo anche a piatti di pesce che esulerebbero da qualsiasi manuale di abbinamento.

12) Vecchio Samperi, Marco De Bartoli
Marsala per definizione che non può nemmeno chiamarsi Marsala quindi battezzato semplicemente "Vino". Messo in chiusura per lasciare un ricordo indelebile dell'Italia che racconta, terra di contraddizioni che sono, erano e saranno sempre. Servito freddo funge da aperitivo ma questa è anche tradizione british dei vini fortificati. Il non-Marsala che disegna e ridefinisce una volta per tutte il senso del dispregiativo "marsalato", cioè ossidato. Ossidato all'origine con una vinificazione perpetua che conserva e restituisce nel bicchiere vini di 20 e più anni che hanno sostato in botti enormi per decenni. Un indimenticabile viaggio del gusto che dovremmo riscoprire. Senza solfiti aggiunti.