Segnatevi questi due nomi in zona Barolo poi ne riparliamo tra cinque anni: Palladino e Francesco Sobrero

Vivere nelle Langhe ha vari benefici tra cui assistere alla reale esplosione di una zona vitivinicola italiana, già nobile ed eletta ma mai come oggi sulla cresta dell'onda. Un'onda inevitabilmente destinata a crescere e i segnali ci sono tutti. Su tutti, etichette di Barolo (e Barbaresco, ma ancora un po' meno) che schizzano via su tutti i mercati a velocità mai viste e cantine che vedono sorgere problemi nuovi: se cinque anni fa si faceva tutto l'anno con le disponibilità di Barolo, oggi non pochi vendono solo su assegnazione e il primo gennaio arriva una mail con le quantità disponibili per tutto l'anno.

Dal piccolo della mia finestra ho visto aziende letteralmente impennare nell'ultimo quinquennio e i nomi sono noti a molti appassionati: Giuseppe Mascarello, Roagna, Giacomo Fenocchio, Cortese Giuseppe, oggi più che mai Burlotto (con un Fabio Alessandria che mette tutti d'accordo con vini eccellenti e non da oggi), la lista è lunga e di nomi se ne potrebbero fare in quantità ancora maggiori estendendo il range agli ultimi dieci anni.

A ben guardare, poi, anche la "fame" atavica dei Rinaldi-Mascarello-Cappellano è più recente di quanto non si pensi, vini ormai quasi inesistenti e volatilizzati. Ognuno si attrezza come può, qualcuno ritocca i prezzi, molti resistono su cifre ancora "umane", qualcun altro adegua i listini alla domanda di mercato e intanto ristoranti e borghi di Langa sono letteralmente invasi di turisti enogastronomici per circa 10 mesi l'anno, ormai quasi 11.

Penso di aver incrociato più Ferrari in vita mia salendo in bici a Barbaresco che se fossi andato in pellegrinaggio a Maranello, perché qui tendenzialmente il turista vuole vino buono, tartufo, cucina tradizionale o alta ristorazione e costi quel che costi. Merito collettivo più volte analizzato e tante individualità virtuose che hanno contribuito ai fasti attuali e preparato quelli futuri. 

Nel tripudio attuale e prima che sia troppo tardi, il vostro langhetto adottivo di fiducia si premura ora di fare un paio di nomi che sono all'inizio di una parabola chiara.

Maurilio Palladino opera a Serralunga d'Alba in piazza Maria Cappellano da vari decenni. Di lui ci sono meno foto che di Provenzano latitante ma questo è un carattere distintivo di certa fisionomia langhetta. I dettagli della storia aziendale cercateli sul sito o in azienda, il cuore della questione è che con l'innesto in cantina di Margherita, Veronica (nipote di Maurilio) e suo marito Alessandro, la sterzata è stata forte. Dal 2% che era di venduto in Italia la percentuale sta crescendo grazie ad una "semplice" opera di presenza commerciale e pubbliche relazioni. Il buon Maurilio, inizialmente scettico, è ringalluzzito prestando ancor più attenzione alle vinificazioni e i Barolo 2013 che usciranno a settembre tra qualche mese sono tanta tanta roba. 

Palladino

Sono arrivato ai Palladino leggendo i report a Nebbiolo Prima del caro amico e nebbiolista cintura nera Francesco Oddenino, che scrisse: "azienda in crescita esponenziale, sono già tre o quattro anni che risulta sempre tra le migliori di Serralunga d’Alba, anche in rapporto a prezzi più che ottimi vista la qualità".

Per adesso da Palladino il vino si trova, tra cinque anni ne riparliamo.

Un altro nome di cui penso di intuire il futuro è quello della Francesco Sobrero di Castiglione Falletto: Flavio Sobrero è giovane (1982) e coetaneo di un altro golden boy di zona, Luca Faccenda, e sempre più sta sfornando vini sicuri, tipici e molto godibili. L'azienda è abbastanza assente da molte pubblicazioni di settore perché avvezza alla pubbliche relazioni come io alla danza classica. I vini però parlano chiaro e nonostante alcune devizioni prospettiche (come una Riserva che talvolta pecca in definizione rispetto al Barolo "regular", il Ciabot Tanasio), la gamma di Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e Barolo ha tratto sempre più sicuro e crescente golosità. Non ancora ai livelli di maturità espressiva di Palladino per questioni anagrafiche ma il sentiero è tracciato. Lasciate che se ne accorga qualche guida mancante e che arrivi un punteggione internazionale a caso e il gioco è fatto.

Sobrero Francesco

Ci rivediamo tra cinque anni, promesso.