Carema 2008 etichetta nera Ferrando: 40 euro di piacere puro

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L’altro ieri a cena ho bevuto il Carema 2008 etichetta nera di Ferrando. Un vino da nebbiolo in purezza le cui aspettative di vita possono raggiungere il mezzo secolo.

Granato compatto e trasparente fa rima con nord Piemonte, dove i Carema hanno solo un ricordo rubizzo nel cuore del bicchiere. Al naso: nota lieve boisé che lascia immediatamente spazio a florealità di viola e speziatura di liquirizia mista a ribes. Molto piacevole. Il sorso è pieno e avvolgente, il tannino non invade e il succo non copre, c’è una articolazione da nebbiolo fitta e consistente. Non ci sono ruvidezza e sottigliezza in senso proprio ma tannino vigoroso e polpa, un equilibrio di alto livello che concede grande piacevolezza al liquido. Grande vino, senza discussione. Il naso non si concede troppo ma il sorso ha senso. Perfetta la tenuta a bottiglia aperta.

Considerazioni personali: da qualche tempo, quando al ristorante leggo Carema, ordino senza pensarci mezzo minuto. L’idea del luogo e delle etichette di – sostanzialmente – 2 soli produttori è una certezza. Vini che invecchiano magistralmente e leggere di un Carema dei Produttori che se la batte con un La Tache di annata non nobile è entusiasmante. 10 euro contro 500, quando va bene, espresso in soldoni. Quanti ai Carema di Ferrando (Roberto Ferrando, nella foto alla cena romanda dei 5 grappoli 2013) bevuti a poche sere di distanza, personalmente preferisco l’etichetta bianca. Ha un naso più sfumato e dettagliato nonché maggior finezza al palato. Precisato questo dettaglio intimo, il Ferrando da Carema potrebbero insegnare a mezza Langa come gestire il legno piccolo su certi nebbiolo, visto che l’etichetta nera affina in barrique mentre la bianca passa solo in botte grande. Perché i puristi-talebani-tradizionalisti del nebbiolo liquiderebbero positivamente questo vino così: “nebbiolo-un pelo di legno-buono”. Quella sotto è la scheda 2013 della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Leggetela. Poi comprate l’Erbaluce di Caluso Cariola 2011.

 

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