L’Akronte di Boccadigabbia negli anni ’90. Tre mostri c’erano, e pure grossi

Quando negli anni ’90 l’Akronte era un grande vino di Civitanova Marche, celebrato in tutta Italia e oltre, io non c’ero, e se c’ero facevo altro. Di tempo ce n’è voluto ma, alla fine, ho riparato l’assenza alla grande ripercorrendo quegli anni e quei vini con una “dégustation verticale demondée”: il 26 aprile ci siamo immersi nella più interessante retrospettiva ever sull’Akronte di Boccadigabbia. Un cabernet sauvignon in purezza che passa 18-24 mesi in barrique suona così tremendamente demodée che il titolare dell’azienda, Elvidio (detto Elvio) Alessandri, uomo di grande humour e simpatico spirito polemico, non c’ha pensato due volte a preparare una tovaglietta ad hoc.

Un vino su cui mi sono confrontato con chiunque: Fontana dei Boschi 2010, Vittorio Graziano

Un vino su cui mi sono confrontato con praticamente chiunque. A Francesco Annibali sul Cucchiaio è piaciuto da pazzi e sono molto felice perché gliel’ho suggerito ben sapendo quanto il Lambrusco di Vittorio Graziano possa dividere. Mi ritrovo molto nel suo racconto, specialmente nei descrittori.

Tutta la vita: Ristorante Consorzio, Torino

Torino centro. Aperto da tipo 3 anni e chiocciola Slow Food da 2. Presidi a profusione e cucina che tira. Carta dei vini personale e ampia: etichette naturali, qualche fetish, assenza fin troppo evidente dei brand, parecchio Piemonte. Al Ristorante Consorzio si viene per sperimentare e godere, tanti Recoltant e nessuna Maison. Atmosfera gestita informalmente con professionalità…

Ricordare Gino Veronelli con 8 bottiglie strappamutande

Ci son giorni che non ne va dritta una. Lo stomaco bolle, il fidanza ti chiude le porte in faccia, il capo scassa e il panino del pranzo ha una quantità di lardo inferiore alle aspettative di sussistenza. Il cielo grigio topo e D’Alema in tv completano un quadro da suicidio. Altri giorni invece gonfiano le vele: sole a 360°, Formigoni sul viale del tramonto, il genio della patata col buco in mezzo per dimagrire ma sopratutto un’e-mail: “Le bottiglie di Gino”: degustazione di 8 grandi vini della sua cantina privata…

Il negoziante di emozioni, Bruno Giacosa (che non vendiamo, ma solo per ora)

Non ne vendiamo i vini ma prima o poi costringerò chi tiene la cassa Doyouwine a sganciare i cicci per un’etichetta rossa come Dio comanda, è una promessa. Signore, benedici Gigi Piumatti (Slow Food) che venerdì scorso si è presentato a cena con un Barolo Rocche del Falletto 2004 Riserva, in magnum. Non voglio neanche sapere quanto possa costare il Paradiso.