La pace del Montestefano

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C’è in posto nelle Langhe dove torno sempre con piacere e affetto*. Lì c’è un vignaiolo aiutato solo da sua moglie, non hanno figli. Curano 2 ettari di Montestefano, un cru prestigioso e potente di Barbaresco: vivono a 100 m dalla lora vigna, praticamente casa e bottega. A dire il vero, intorno c’è quasi solo vigna. Molti che ci capiscono lo chiamano il Barolo dei Barbaresco. Io lo reputo un prodotto esemplare cui concedo, quando capita, anche lievi incertezze.

Il Barbaresco Montestefano di Teobaldo Rivella e Maria Musso ha una bocca serrata e profonda, non si concede alla moda e parla il dialetto del nebbiolo in maniera autentica e fedele. Conserva con fedeltà i tratti dell’annata e invecchia magnificamente. Baldo ha piacere, quando ne vale la pena, di stappare qualche vecchia annata, generalmente concentrandosi su quelle meno felici e stellate. Il Montestefano è sempre lì.

Sono tornato dai Rivella pochi giorni fa con un amico, che ringrazio per avermi aiutato con le note di degustazione. Quelle su 2008 e 2007 sono molto centrate, sulla 1980 diciamo che si è lasciato un po’ trascinare dall’entusiasmo ma ad un olfatto decadente corrispondeva comunque una bocca snella e ancora tonica. Diciamo una silhouette da splendida 65enne, non più giovanissima ma capace di attirare lo sguardo.

 

Montestefano 2008
Vino di grande complessità e profondità olfattiva, si apre su note scure, di radici, erbe amare e liquirizia. Alla sensazione di densità e concentrazione suggerita dal naso, corrisponde l’assaggio, potente e saporito, di bella tensione gustativa. I tannini sono fittissimi, perfetti, ed amplificano il sorso per poi lasciare in bocca un grande senso di eleganza e pulizia.
Nel bicchiere i profumi si fanno, col passare dei minuti, sempre più intensi e cangianti: dalla chiusura iniziale si arriva a percepire inaspettatamente un sentore di lavanda, di foglie secche e di erbe aromatiche.
Vino classico ed austero, dimostra in questa fase tutto il suo vigore e le sue potenzialità.

Montestefano 2007
Colore più chiaro del 2008, dai profumi delicati e floreali, va da note di frutta scura matura – prugna – a sentori più balsamici e mentolati. In bocca è sciolto, agile, fresco e beverino.
Tornando col naso sul bicchiere il ricordo diventa poi quello di un distillato di erbe, dove il dolce e l’amaro si alternano riuscendo ad offrire una gradevole sensazione di freschezza generale, percepibile anche sul palato dopo aver bevuto. Dinamico e movimentato, è forse più “piccolo” del primo, ma comunque di grande godibilità e allo stesso tempo classicità.

Montestefano 1980
Riflessi color mattone tipici del nebbiolo evoluto, l’espressività olfattiva è ad un tempo grande e sottile insieme: cioccolato, liquirizia, sottobosco, fieno e canfora, tutto in una cornice di colori caldi e crepuscolari. Come una luminosa giornata d’autunno, fresca e tenue, l’assaggio si rivela tonico e vibrante, vivo, teso e ancora piacevolmente tannico. Non un vino di grande complessità forse, ma sicuramente aristocratico ed affascinante nella sua suprema semplicità, longilineo, affusolato e dotato ancora di tanta energia e carattere. Da un’annata discreta, un piccolo ma indimenticabile ricordo.

Qualche nota a chiudere: sulla piacevolezza di beva, adesso il 2007 è preferibilissimo. Io berrei quello, nel 2008 c’è un allungo diverso ma adesso è più cupo e difficile. La percezione tannica è ingombrante e ne rende il sorso più importante. Il 2007 è pronto, godibile, aperto ed espressivo. Ad ogni modo, son vini del cuore.

* Non un grande sforzo, visto che abito a 1 km in linea d’aria.

One Response to “La pace del Montestefano”

  1. Pietro

    ogni tanto, ma ogni taaaaanto, quando leggo post come questo, quasi quasi, e dico quaaaaasi, invidio dove abiti.
    Come fotografo comunque, nonostante il nuovo potente mezzo, lasciamo perdere… ti pare tagliare la foto in sto modo??

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