L’Akronte di Boccadigabbia negli anni ’90. Tre mostri c’erano, e pure grossi

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Quando negli anni ’90 l’Akronte era un grande vino di Civitanova Marche, celebrato in tutta Italia e oltre, io non c’ero, o se c’ero facevo altro. Di tempo ce n’è voluto ma, alla fine, ho riparato l’assenza ripercorrendo quegli anni e quei vini con una “dégustation verticale demondée” abbastanza unica: il 26 aprile ci siamo immersi nella più interessante retrospettiva ever sull’Akronte di Boccadigabbia. Un cabernet sauvignon in purezza che passa 18-24 mesi in barrique suona così tremendamente demodée che il titolare dell’azienda, Elvidio (detto Elvio) Alessandri, uomo di grande humour e simpatico spirito polemico, non c’ha pensato due volte a preparare una tovaglietta ad hoc.

Furono 6 i 3 bicchieri che l’Akronte raccolse negli anni Novanta sulla guida ai vini d’Italia di Gambero Rosso-Slow Food: 92, 93, 94, 95, 97, 98. E noi cosa siamo andati ad assaggiarci? Esattamente questi, più qualche aggiunta tipo 2003 e 2008. Degustazione splendida perché vigne piantate nel 1987 hanno portato a un vino che già nel 1990 si è dimostrato strepitoso. Non prese i 3 bicchieri perché era praticamente la prima annata (dopo una 1989 “piccola” e scarica di colore, peperonosa) e sarebbe stato prematuro.

Con la 1992 si entrò nella storia e leggenda narra che l’Akronte si prese a sportellate col Darmagi di Angelo Gaja alle superfinalissime: anzi, più che leggenda narra chi c’era. Siete pronti? Vamos.

1992 (13,5%): si presenta tonico, scuro vivo, granato sul bordo.
Profuma inizialmente di biscotto, asfalto, lieve riduzione di merde de puole, incenso, sagrestia di chiesa.
In bocca è risolto e saporito, ha leggiadria e finezza, ferro, è raffinato e si emancipa a contatto con l’ossigeno. Stando nel bicchiere paradossalmente si rinfresca su note di prugna e ribes. Il finale è caloroso e salino, di un’armonia coinvolgente in cui il tessuto tannico è dolce e levigato. Eleganza 96

1993 (13,5%): apre su note vegetali, su fondo di caffè e orzo tostato gradevoli. Con l’ossigenazione il vino cresce incredibilmente diventando un vortice di frutta scura, prugne, erbe aromatiche e semi di finocchio. Ha un eccezionale centro bocca e un tannino serrato che si distende gradualmente. Come per il 1992, a stupire è la sfrontatezza con cui il vino rimane a contatto con l’ossigeno, crescendo vertiginosamente. Per Elvio Alessandri è il preferito. Assaggiato e riassaggiato per due ore accanto al 1992, non sono riuscito a capire quale porterei su un’isola deserta. Magari entrambi e partendo in due? 96+

1994 (13,5%): vegetale non sgradevole, terroso, non sgradevole che poi vira su liquerizia Haribo, quasi cera, e lì si ferma. In bocca è ferroso, non entusiasma, chiude tannico. 83

1995 (13,5%): profuma di guinness e cola, deboluccio; apriamo una seconda bottiglia: confettura di prugne, peperoni arrosto, spezie.
In bocca allappa, rimane meno gradevole e sul finale rilascia un po’ di amaro. Elvio dice per colpa dei tannini aggiunti, provocatoriamente ma nemmeno troppo. Non si espande, il meno interessante di tutta la verticale. 78?

1997 (14,5%): annata climaticamente top. Ci metto un attimo ad inquadrarlo ma poi l’istantanea è nitidissima: bombastico! Per il Verdicchio fu l’annata del decennio e l’Akronte è esplosivo, ampio, terziario, la risposta italiana ai colori di Vega Sicilia. Profuma di carne, è balsamico e sanguigno quasi da syrah poi un filo di verdura cotta lascia spazio a caffè, cuoio e polpa vera. È un cabernet mediterraneo, avvolgente, il più voluminoso della serie, è debordante ma non eccessivo, morbido ma articolaro, sferico. IL vinone degli anni ’90, in bottiglia felice è sfacciato, non ha paura di nessuno. Qualcuno dei degustatori non entra in sintonia con questa ricchezza, c’è più alcol che nei vini dei primi anni ’90, più John Wayne che Mastroianni: è l’esempio classico di Angelo Gaja, tra l’altro. Orgoglio allo stato puro. 97/98

1998 (14,5%): impeccabile primo naso, vira su radice e goudron con forse ostrica. Ha profondità e un bel tessuto, fu un’annata calda e il vino è ricco. L’unico su cui tutti abbiamo percepito un finale leggermente asciugato dalla barrique, che però non pregiudica odore e sviluppo gustativo. Un gagliardo 16enne. 88/90

Considerazioni conclusive: Negli anni ’90 l’Akronte è stato un vino strepitoso, fedele all’annata, integro e molto molto molto buono. Appunti iper-sintetici:
– 92: + elegante
– 93: + buono, + ampio, + tessuto
– 97: ≈ Vega Sicilia

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