Orgoglio di Romagna firmato Costa Archi. Quando Castel Bolognese sfida Montalcino

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Non avevo alcuna esperienza dei vini che Gabriele Succi produce alla Serra di Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, finché non sono riuscito ad assaggiarli a più riprese.

Che bella scoperta Costa Archi (è il nome dell’azienda)! Ché già parlare di Sangiovese di Romagna doc fa venire in mente una delle appellazioni più degradate d’Italia, territorio di vini da milioni di brick televisivi dal prezzo irrisorio. Buon per l’industria, meno per la viticoltura di qualità. Non a caso Gabriele è costretto a vendere alla cooperativa molte delle sue uve, lasciando per la bottiglia solo quelle provenienti dai 2 ettari migliori.

Dopo la performance deliziosa di un Sangiovese di Romagna 2011 Assiolo sotto Natale con una bella pasta al ragù, con apprezzamento unanime della tavola non tecnica, ho riaperto alla cieca l’Assiolo 2011 sabato sera a cena mettendogli accanto un altro vino da uva sangiovese ma firmato Montalcino: il Chianti dei Colli Senesi 2011 Le Ragnaie, di quell’altro gran pezzo di sangiovesista che è Riccardo Campinoti.

L’assaggio alla cieca, pur imperfetto, ha dalla sua la bellezza del confronto senza pregiudizi, rilassato, specie quando effettuato tra persone realmente interessante a descrivere cosa il bicchiere stimola nella loro testa piuttosto che il contrario.

Quindi ho servito i due vini, prima l’Assiolo poi il Chianti. Ecco cosa abbiamo scritto sul taccuino.

Sangiovese di Romagna 2011 Assiolo, Costa Archi
Primo impatto olfattivo più fragrante dell’altro campione, è più scuro e su tonalità viola poi rubino. Trasmette un’idea di vinosità e freschezza, ciliegia dolce poi anche una spezia tipo cannella. Nel bicchiere il vino non si sfalda nemmeno dopo molte decine di minuti, anzi coinvolge con il suo bel fruttato originale. In bocca l’attacco è ricco e avvolgente, c’è una materia che distende il tessuto senza afflosciarlo perché corroborata da una acidità vivace. Nell’ultimo tratto di lingua il vino cede il passo e tende leggermente a chiudersi ma in misura non penalizzante. È un vino di frutta e calore, qualcosa che i tanti vinificatori di vini masticabili dovrebbero assaggiare per capire dove stanno sbagliando. È la romagna procace a cui pensi passeggiando sulla battigia a Rimini d’estate.

Chianti Colli Senesi 2011, Le Ragnaie
Di trasparenza superiore all’Assiolo, si distingue anche per un tono sfumatamente più granato. Il primo naso ha qualcosa di cassetto quasi lucidato quindi ossigeniamo affinché il liquido si rassesti. Escono fiori sotto spirito, una idea di petali macerati che è molto intrigante. Vino di peso inferiore all’attacco, si presenta snello per poi trascinare con una progressione trascinante. Un sorso lungo e coinvolgente, dall’incedere che stupisce. Sembra più evoluto ma ad alcuni suggerisce una maggior propensione all’invecchiamento. Io che non son pratico sospendo il giudizio. Andrebbero riassaggiati tra 5 anni per parlarne invece di tirare al piccione.

Due gran bei vini da bere allegramente. Diversi nel profilo e nella provenienza ma di ottima fattura. Entrambi sui 10 euro. A noi stanno simpatiche le cause perse e le battaglie per una denominazione migliore quindi i vini di Costa Archi eccoli qua. E l’Assiolo sta qui. E per chi non lo compra, niente spiaggia di Rimini, l’estate prossima ;-).

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