Sinchè vs Cervaro della Sala: prima provare, poi parlare (cit.)

3 commenti

Confesso che la curiosità di assaggiare vicini due vini così diversi eppur assimilabili mi è venuta da subito. L’Italia non è paese con tradizione di grandi bianchi affinati in legno. Abbiamo scopiazzato a macchia di leopardo, poco e spesso male, quell’autentica scuola che è la Borgogna del sud, che condensa in poche denominazioni l’essenza degli chardonnay affinati in legno più significativi al mondo. Solo molto più tardi sono arrivati Robert Mondavi, la Napa Valley e gli chardonnay californiani che stupirono il mondo (la storia del Judgment of Paris e di Chateau Montelena è stata immortalata dal bel film BottleShock).

Sinchè è un sauvignon in purezza che viene da Novello, allevato da due svizzeri talebani del naturale che non sopportano le imprecisioni del vino. Affina in legno e una vinificazione poco invasiva smorza il carattere talvolta invadente del sauvignon, con sentori erbacei sparati e monotematici. Sinchè 2005 – si, l’annata in commercio è la 2005 e questo vino terrà serenamente altri 10 e più anni – si presenta paglierino carico, boisé ma non dolce, sottilmente  (ma non so se alla cieca avrei detto sauvignon): in entrambi i casi sarebbe un merito. La bocca è ricca e tonda, alcol e corpo sfilano su un finale che si rinfresca con rimandi verdi che richiamerebbero il vitigno. Non pesante come i legnoni imbevibili, non impreciso come molti colleghi naturali di sani principi, Sinchè è un vino di contrasti e seduzione, rustico, non millimetrico, potente e caratteriale. Da cibo più che da meditazione, bianco importante a tutti gli effetti, è piaciuto e non poco anche alle “vecchie” madame di casa mia. Non un bianco da tutti i giorni, nelle occasioni importanti difficilmente fallisce.

Fatte le dovute premesse, la provocazione: non nego che mi piacerebbe proporre alla cieca a qualche amichetto enostrippato questo vino di Cascina Ebreo affiancandolo al Cervaro della Sala – pluripremiato e storico blend umbro (90% chardonnay, 10%grechetto) degli Antinori: un recente e burroso 2006 mi ha ricordato perché non ami questo genere di vino, tecnicamente ineccepibile nella sua ispirazione borgognona ma così poco propenso ad accompagnare un pasto con snellezza e bevibilità. So bene di mio che il confronto è impari e filologicamente inappropriato ma il termine di confronto qui proposto tra pesi massimi è uno e solo uno: si mettono le bottiglie in tavole e vince quella che finisce prima. Sono pronto a scommettere.

 

3 Responses to “Sinchè vs Cervaro della Sala: prima provare, poi parlare (cit.)”

  1. Luca Cravanzola

    ” So bene di mio che il confronto è impari e filologicamente inappropriato ”

    Dici bene, non c’è paragone. Il Sinchè vince facile!

    Rispondi
  2. Pietro

    mi hai incuriosito. Ora lo ordino e lo confronto con il mio legno bianco preferito.
    Il Vulcaia fumé di Inama.
    ciao

    Rispondi

Lascia un commento