Vino e conflitto di interessi

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Vendere vino piemontese ed essere stipendiati da una cantina piemontese può avere risvolti delicati. Il paese è piccolo e la gente mormora. Io ho la coscienza pulita del bravo boy scout ma chi è senza peccato scagli la prima pietra. Doyouwine vende vini che ho scelto personalmente e in totale autonomia. Quando dico “totale” intendo che, eccettuate le etichette di famiglia (casato magnanimo, mica scemo, nè! :-)), il 100% delle etichette presenti nello store sono frutto di una mia scelta. In Italia l’imprenditore bravo a delegare è comune come gli asini che volano ma è andata proprio così.

Ebbene, nessuna pressione. Zero. Ho avuto libertà totale di allestire lo store di Doyouwine. Questo blog nasce per raccontare prodotti e produttori che trattiamo o quello che mi passa in testa. Ovviamente, non parlerà dei vini Ceretto, né bene né male. Dal primo dei Barolo centesimati sul Wine Spectator (alias “Il diavolo veste Prada”) all’ultimo dei Blangé tracannati in Costa Smeralda, serietà vuole che non mi competa raccontarne più della scheda tecnica (che potete leggere da soli, così non faccio neanche quello).

Altro aspetto. Di quando in quando – rigorosamente fuori dall’orario di lavoro (uhm, ma io non ho un orario di lavoro preciso) – scrivo su un blog per enostrippati che si chiama Intravino. Un blog che piace parecchio. Ebbene, lì eviterò comprensibilmente di parlare dei prodotti Doyouwine, salvo cause di forza maggiore (ovviamente sarò io a decidere quali siano le forze maggiori), perché non sta bene. Di certo non userò quel posto per pubblicizzare mellifluamente questo, semmai userò questo per pubblicizzare quello: su Intravino, il più peccaminoso degli editor ha un curriculum da chierichetto che neanche in Vaticano se ne trovano di così casti e puri.

Poi beh, so anche io che in Italia a pensar male si fa peccato ma ci si becca quasi sempre. Ecco, diciamo che noi (io e tutto lo staff che trovate qui) vorremmo rientrare nel “quasi”. Ad ogni modo, a beneficio del pubblico interessato, vorrei tradurre alla buona un paragrafo dell’introduzione di un libro che amo alla follia: si chiama “Inside Burgundy” e lo ha scritto Jasper Morris, Master of Wine inglese, commerciante e supremo conoscitore dei vini di Borgogna. Il suo tomo magistrale ha un capitoletto che si intitola proprio “Conflict of interest”* e recita più o meno così:

I tre libri inglesi sulla Borgogna più importanti pubblicati negli anni Novanta sono stati tutti scritti da Master of Wine, uno dei quali, Anthony Hanson, lavorava nel commercio di vini, mentre gli altri due, Clive Coates e Remington Norman, lo avevano fatto in precedenza. Il loro stretto legame con la regione era originariamente nato per motivi commerciali, e solo per questo hanno sviluppato una conoscenza così approfondita da permettergli di scrivere sulla Borgogna.
Io stesso ho iniziato commerciando vini. Dal 1981 al 2003 ho dato vita ad una compagnia d’importazione, Morris & Verdin, che si è ben presto specializzata sulla Borgogna. Dal 2003 ho continuato a lavorare nel trade come buyer della Borgogna per Berry Bros & Rudd.
E’ quindi appropriato focalizzare la questione del potenziale conflitto di interessi tra questa attività commeciale e il ruolo che ho scelto qui, come autore.
(…) Come specialista della regione, sento di aver sviluppato una conoscenza e una profondità di comprensione della Borgogna che voglio condividere. Spero che questo libro trasmetta il mio entusiasmo per tutti i vini della regione ed incoraggi il lettore ad esplorarla a fondo.

Morris scrive qui in veste di autore, così come da autore infila sempre nei suoi articoli un Disclaimer in cui precisa se ha avuto o ha rapporti commerciali con l’azienda o i vini di cui parla. Commerciante o meno, l’autore ha una conoscenza da cui attingere, che è la medesima in entrambi i ruoli. Nessuna legge può garantire onesta intellettuale e trasparenza del cronista, tantomeno nessun patentino da giornalista (che io non sono, pur avendo somma stima dei grandi maestri). Senza un’etica solida, qualsiasi pergamena è carta straccia. L’impegno ad essere trasparenti, accurati e sinceri dovrebbe valere per tutti, a prescindere, sempre. Noi ci impegniamo seriamente, dichiariamo cosa facciamo e perché. Speriamo di aver dato buone argomentazioni a chi ci segue in buona fede. Ci dispiace per gli altri.

 

*

[Immagine: Il baro di Caravaggio con Silvio Berlusconi, Nonciclopedia]

16 Responses to “Vino e conflitto di interessi”

  1. Fabio Spada

    Stai facendo un buon lavoro, dichiarare i propri interessi ti pone in una condizione diversa da chi decide di tenerli nascosti, ognuno ha la possibilità di applicare, se serve, una tara a ciò che scrivi.
    Per cui, per quanto valga, a me va bene così.

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  2. Paulsen

    Chiaro e condivisibile. Ora basta che non inizi a fare il Morichetti grand tour o road show su e giù per il Tanaro.

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  3. Nelle Nuvole

    Maggiorenni e vaccinati, così dovremmo essere noi lettori, commentatori e acquirenti. Mettere in chiaro la tua posizione comunque serve, just in case, a chi ti legge e a te per fare meglio il tuo lavoro.

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  4. francesca ciancio

    giusta la specifica di ale che pure condivido. Tuttavia trovo che ci sia un’importante differenza tra il tuo lavoro con un’azienda piemontese e quello di “comunicatore” o “informatore” su un blog che assomiglia a una testata (anche se non registrata) e non sono io a dirlo, ma la professione ad esempio che io esercito. “fare i giornalisti” (che poi si sia scritti a un ordine o meno) comporterebbe assoluta libertà di movimento e totale estraneità a eventuali interessi commerciali. altra conditio sine qua non dovrebbe essere la presenza di un editore che garantisca, con la sua figura, l’autonomia della testata. e fin qui siamo nel mondo di Alice. Detto questo molto dipende anche dalle scelte personali e di come si vuol stare al mondo. salud

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    • Alessandro Morichetti

      Sollevi una questione interessante e sei la prima a sapere che il mito dell’editore puro non è di questa terra, men che meno in Italia. Jasper Morris per me rappresenta il massimo esempio di figura autorevole a prescindere dal ruolo. Di certo, fa riflettere che figure così rilevanti a metà strada fra trade e informazione vengano proprio dalla cultura anglosassone che più di altre ha delineato la professionalità giornalistica.
      Temo che il modo di stare nel mondo, come dici, conti su tutto e non sia certificabile. E’ un peccato? Chissà.

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  5. francesco

    Ineccepibile Morichetti.

    come già detto, mi colloco nella scala medio-bassa di chi legge intravino, vino al vino, acquabuona, ecc. ecc.

    Prima della scelta di doyouwine, ti avevo seguito in intravino (di là trovi un mio aggiornamento della discussione con Bocchetti) e ho compreso il ruolo che ti sei assegnato qui.

    Hai fatto bene a parlarne, ma chi conosce anche i ceretto, non fa fatica ad accettare anche le virgloe di ciò che scrivi.

    Un atto di coraggio è il tuo “sdoppiamento”… io non ci trovo nessuna sovrapposizione.

    Buona fortuna

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    • Alessandro Morichetti

      Grazie della fiducia. Dopo il primo ordine da 800 euro dirò anche in giro che sei un degustatore magnifico. Comunque, nessun coraggio: rientra tutto nel motto “carmina non dant panem” ;-).

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  6. luciano pignataro

    Caro Alessandro
    Leggo solo adesso (scusami, nelle ultime settimane il cartaceo mi assorbe molto, sempre nell’ottica di carmina etc etc:-)
    Ti faccio i miei auguri di cuore

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  7. Luca Cravanzola

    Solo in un paese come questo bisogna dare spiegazioni, a priori, della propria posizione. Perchè si parte dal presupposto che siamo tutti stronzi, a libro paga di qualcuno e che godiamo nel fottere la gente. I fatti non bastano più. Capisco che essere chiari e cristallini sia una gran bella cosa.. ma chi ha bisogno di avere il tuo curriculum ed il tuo 730 per fugare ogni dubbio ha dei serissimi problemi. Siamo onesti fino a prova contraria – non abbiamo bisogno di provare la nostra onestà.
    Paese di merda, ci siamo abituati ad essere presi perennemente per il culo. Ora per essere normali dobbiamo dimostrarlo… Scusate lo sfogo

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  8. Fabrizio pagliardi

    Era doveroso quanto superfluo tutto ciò che hai scritto. In Italia, in particolare quando si parla di internet e’ purtroppo necessario mettere le mani avanti.

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