Da Flavio Roddolo a Nadia Curto, i Dolcetto sono tanti, milioni di milioni

Suggerire vino ai non strippati è un bel mestiere. Va quasi sempre come non ti aspetti. Esempio: pranzo aziendale, mi presento con un paio di Dolcetto d’Alba per vedere l’effetto che fanno. Due vini molto diversi tra loro, entrambi prodotti in acciaio, senza passaggio in legno. Il 2010 di Nadia Curto (az. Marco Curto) è un Dolcetto accomodante, facile e piacevole. Un vino che ha massagiato i tannini del dolcetto rendendoli docili e impercettibili: tradotto in italiano, significa che il liquido in bocca è delicato, non fastidioso, morbidino senza essere flaccido. La tecnica di produzione “modernista” del rotomaceratore ne domina le asperità rendendolo adatto a tutti i palati.